Il CAV desidera essere un luogo in cui le donne che vivono l’esperienza della gravidanza possano trovare ascolto e sostegno, soprattutto se questa giunge inattesa o in un momento difficile della loro vita. Riteniamo che la gravidanza sia un’esperienza importante e preziosa nella vita di una donna, ed è responsabilità di tutti dedicarvi attenzione e cura.
Il CAV desidera essere un luogo di RELAZIONI, che sempre iniziano con un incontro, con una autentica Accoglienza ed un serio Ascolto: un ascolto riservato, empatico e non giudicante che tiene conto dei tempi e dei sentimenti di chi parla e di chi ascolta.
Accoglienza e Ascolto: il colloquio è la prima e fondamentale tappa di un percorso che si avvia con l’ascoltarsi per conoscersi; si svolge in un luogo riservato e curato, nel rispetto dei tempi e delle emozioni; è un’occasione che permette di creare un progetto condiviso con la donna, che tenga conto delle sue reali esigenze, delle sue risorse e dei suoi legami, già esistenti sul territorio. Accoglienza ed Ascolto sono le fasi decisive del percorso. La decisione della donna che oscilla fra aborto e prosecuzione della gravidanza, può dipendere da questi due momenti e perciò essi non possono essere demandati al solo “buon cuore” o alla sola generosità di chi accoglie: è necessaria una seria, profonda e costante formazione, di cui il CAV si occupa periodicamente.
Il CAV desidera essere un luogo di sostegno: sostenere una mamma o le famiglie, vuol dire incoraggiarle nel loro percorso, valorizzando le loro risorse e affiancando con delicatezza e rispetto i loro progetti di vita.
Il CAV desidera essere un luogo di attenzione alla realtà: invitando i volontari e le mammeutenti a partecipare a momenti di gruppo e a fare nuove proposte, si cerca di valorizzare le capacità di ognuno, per creare un CAV che sempre meglio si adatti ai bisogni del nostro territorio, perché si ritiene fondamentale l’essere aperti al cambiamento ed attenti ai segni dei tempi.
“Apportiamo un aiuto profondo solo quando nella relazione rischiamo noi stessi come persone, quando sperimentiamo l’altro come una persona con i suoi diritti: solo allora ha luogo un incontro ad una profondità tale da dissolvere il dolore della solitudine” C. Rogers