Commento finale
Queste vicende suggeriscono alcune riflessioni:
-nessuna delle persone aiutate si è pentita della scelta fatta, anzi il figlio, accettato dopo dubbi e perplessità, è amato totalmente, quasi a compensare....la tentazione del rifiuto;
-i parenti, prima restii, (mamme che hanno cacciato di casa le figlie, ragazze madri) dopo la nascita del piccolo hanno cambiato atteggiamento: il bambino è stato sempre un mezzo di riconciliazione;
-per approdare ad una decisione positiva ci vuole sempre la decisione da parte della madre: il desiderio del figlio o, quanto meno, la disponibilità a farsi aiutare.
-anche se si ignora l'esistenza del Cav ma si risponde ad un desiderio latente, pur se sommerso da mille preoccupazioni, e scatta la molla per l'accettazione della vita, allora si stringe la mano protesa ad aiutare. Se invece c'è la volontà decisa al rifiuto, si respinge l'aiuto, si chiude il colloquio, si affretta il passo verso l'esecuzione del proposito di cui ci si rende conto che è contrario alla natura ma che si giustifica come inevitabile in qualche caso.