Maria
è una donna coniugata, con tre figli e un lavoro a mezzo servizio; il marito è artigiano: situazione quasi tranquilla. Ad un certo momento si verifica una brutta svolta: il marito, colpito da infarto, deve sospendere il lavoro pesante precedentemente svolto, e lei si ritrova incinta. Arriva a due mesi e mezzo di gestazione fra pressioni di amici, parenti, conoscenti perché interrompa la gravidanza. E' già pronto il certificato di i.v.g. (interruzione volontaria gravidanza) ma lei, presa dall'angoscia, rimanda l'intervento e si tormenta. Si confida con l'assistente sociale di una struttura sanitaria la quale la indirizza al Cav. Qui riceve le più ampie assicurazioni di ogni tipo di aiuto e, già al primo colloquio, anche una busta con un consistente contributo. Maria, trasecolata, quasi incredula che ci possa essere gente disposta a sostenerla senza alcun compenso, si rianima, riprende fiducia, strappa il certificato, decide per il sì alla vita. La storia continua con pagine belle di responsabile impegno da parte del Cav, di apertura da parte di Maria e del marito che viene aiutato con il procurargli lavoretti leggeri presso famiglie nostre conoscenti, con una catena di solidarietà e di gesti concreti (contributi in denaro, vestiario, attrezzatura per neonato. Nasce una bimba bellissima. La mamma lavora a domicilio, il marito saltuariamente e, quando ci sono difficoltà, il Cav è sempre disponibile come punto di riferimento. Maria, ormai fiduciosa, ci ha inviato una vicina sua amica, anch'essa in difficoltà.
Commento finale